Usanze e superstizioni popolari marchigiane - Caterina Pigorini - Beri - Domenico Spadoni - Edizioni Grifo

- In un tempo in cui dominano la globalizzazione e l'omologazione culturale, la riconsiderazione di testi in cui venivano ripresentati costumi, leggende popolari, rituali che provenivano da un remoto passato e che continuavano ancora a persistere in civiltà prevalentemente agricole, non è un'operazione di poco conto e ciò per più ragioni. In primo luogo illustra il "come si era" che consente, a sua volta, di individuare una precisa identità storica, collegata a linguaggi, miti, culti dei quali qualche traccia ancora permane. È un ritrovare le proprie radici, che hanno poi consentito ogni sviluppo storico e le modalità dello stesso sviluppo. Sotto tale profilo, si tratta di una operazione storica di non secondaria importanza. A questo si aggiunge il valore intrinseco dei testi in sé, che contengono storie e leggende e curiosità di ogni genere che tuttora si leggono con diletto e profitto; una letteratura del fantastico, per così dire, che ha inciso non poco, con il suo fascino, e ha determinato dei comportamenti umani. E che aveva ed ha un indubbio intento educativo in quanto tali narrazioni servivano ad educare la mente di bambini e ragazzi, incidendo altresì sugli adulti. Per tali ragioni la pubblicazione dei Corte e superstizioni dell'Appennino marchigiano (1889) di Caterina Pigorini-Beri (Fontanellato, 24 settembre 1845 - Roma, 26 mar zo 1924) e di Alcune costumanze e curiosità storiche marchigiane (1899) di Domenica Spadoni (Macerata, 24 luglio 1871 - Roma. 28 febbraio 1944) rappresenta un dono prezioso per il lettore curioso e attento a conoscere il mondo in cui vive. [Hervé A. Cavallera