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Ogni cosa è illuminata di Johnathan Safran Foer

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dalla Biblioteca di Repubblica -l'Espresso

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«Questa è la lezione che abbiamo imparato da tutto quello che è successo, che Dio non esiste. Lui ha dovuto usare tutte quelle facce nascoste per dimostrarlo a noi». Come Don Chisciotte allo strenuo inseguimento delle proprie, impossibili gesta, un giovane americano che porta lo stesso nome dell'autore, un suo coetaneo ucraino dal linguaggio strampalato, il Nonno di questi - affetto da cecità psicosomatica eppure nominato d'ufficio autista della spedizione - e un cane molesto sempre in preda a tempeste ormonali, partono alla ricerca dell'inconfutabile dimostrazione che Dio non esiste. Ogni cosa è illuminata è il primo romanzo di un narratore venticinquenne: un libro che confonde e travolge, ma che soprattutto sonda inedite possibilità di confronto fra metafora e realtà, fra l'evidenza e l'assurdo, pur partendo da quel solido - e solido più che mai nella tradizione ebraica - principio secondo cui «il buffo è l'unico modo veritiero di raccontare una storia triste».
La narrazione è un continuo incalzare di situazioni apparentemente slegate fra di loro, che si leggono e si ripensano contemporaneamente, cogliendo la trama non per procedimento logico, ma quasi in virtù di una fulminazione. Come una sequenza di piccole scosse elettriche, insomma.
Jonathan Safran è uno studente americano che arriva in Ucraina spinto soltanto da una vecchia foto di famiglia. Deve ritrovare una donna che, forse, ha salvato suo nonno - e dunque suo padre - dai nazisti. Si rivolge a un'agenzia di Odessa denominata «Viaggi Tradizione» e concepita apposta per riportare alle origini gli avidi cultori del passato di famiglia. L'agenzia è di fatto la famiglia di Alexander, il coetaneo di Jonathan che gli farà da guida, insieme al Nonno taciturno e al quattrozampe maleodorante. Il viaggio rocambolesco viene accostato, durante il racconto, all'epos dello shtetl, il villaggio ebraico che è o dovrebbe essere - se esistesse, ma non esiste e forse non è mai esistito - la destinazione del pellegrinaggio di Jonathan.
La storia ha un unico, ineluttabile movente, secondo Safran Foer e non solo lui: «Mentre i gentili fanno esperienza del mondo mediante i sensi tradizionali e usano la memoria solo come strumento di second'ordine per interpretare i fatti, per gli ebrei la memoria non è meno primaria della puntura di uno spillo, o del suo argenteo luccichio, o del gusto del sangue che sprigiona dal dito. L'ebreo è punto da uno spillo e ricorda altri spilli».
Trachimbrod è il luogo mitico dove un avo diventa scorbutico perché una lama del mulino gli si pianta in mezzo alla fronte, dove una neonata nasce e muore dal fiume ogni giorno, dove nella sinagoga gli Scompigliati bisticciano con i Ritti e tutti fanno sogni ricorrenti da decifrare o da lasciare sospesi per aria in attesa del futuro. L'epopea di Trachimbrod si affastella nelle pagine, e meno male che poi viene Alexander, con le sue lettere in un inglese esilarante - reso con grande effetto in un italiano irresistibile, nella traduzione di Massimo Bocchiola - a delucidare, rendendo il tutto approssimativamente ragionevole.
Ma quando la storia prende una piega che non gli piace, Alex protesta. Protesta soprattutto ogni volta che il narratore, cioè Jonathan, rende insopportabile l'amore. E capita spesso.
Quanto al lettore, a lui non è dato che osservare con una specie di stupefazione questo libro che nessuno si aspettava: sarà il salto di generazione (è la terza, questa, dopo e dentro la Shoah), sarà un talento davvero non comune, ma nel magma di una narrativa ebraica che oggi procede a tentoni sulle tracce malferme della memoria, Ogni cosa è illuminata è un libro definitivo. Proprio nella sua confusione di tempo e spazio, nello stile corrosivo, nel far violenza alla memoria, da dentro e non da fuori.
Il romanzo si snoda nel racconto «storico», ma anche e soprattutto lungo il diario di viaggio e le lettere del giovane ucraino, l'unico capace di illuminare qualche straccio di attendibilità, dietro il nulla che rimane al posto di Trachimbrod e dei suoi ebrei bruciati dentro la sinagoga, dietro le domande assurde di Jonathan e i silenzi del Nonno. Siamo tutti un po' nomadi con la verità, dice una volta Alex («tu credi che è accettabile questo quando stiamo scrivendo di cose che sono successe?»), mettendo subito dopo il punto interrogativo - ennesima postilla dell'interminabile teorema che dimostra l'inesistenza di Dio.

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Condizioni Nuovo
Peso in grammi 9
ISSN 977112860958170001
EAN 9771128609581
Editore Gele - Div. Repubblica
Distributore nazionale Somedia S.p.a.
Periodicità Settimanale
Argomento Varie Libri
Data rilascio 21/gen/2017