Fiabe, canti, giochi e proverbi popolari marchigiani - Antonio Gianandrea - Luigi Mannocchi - edizioni Grifo

- C'era una volta... e occhi di bambini si volgevano rapiti verso la narratrice, la mamma o più spesso la nonna o una zia, che cominciava la serie delle fiabe. Raccolti vicino a lei, trascorrevano così i lunghi pomeriggi invernali, seduti davanti al focolare dattorno a un caldo braciere, e così passavano le tiepide serate estive, quando ci si usia di fronte alla porta di casa, per cogliere un po' di frescura dopo una giornata torrida, formando gruppi di dieci-quindici persone, tra grandi e piccoli: posto ter- mine i grandi ai lavori giornalieri e i piccoli ai doki giochi dell'infanzia. [...] Quanti anni fa? Forse non più di cinquanta-settanta: eppure sembrano fuggiti secoli e secoli. se tante cose appaiono così lontane, sperdute in un'epoca remota, si potrebbe dire preistorica. Nel breve volgere di pochi decenni uno sviluppo tecnologico sempre più incalzante e vertiginoso ha sfaldato abitudini e credenze, ha cancellato figure, me- stieri, strumenti e attività artigianali. Modi di vita secolari si sono dissolti, e insieme si sono dissolti, nella consuetudine quotidiana, quei racconti fiabeschi, trasmessi oralmente di generazione in generazione. Sono svaniti nello stesso tempo giochi fan- ciulleschi che si svolgevano per lo più su strade non ingombre di automobili, giochi di movimento che favorivano l'agilità del corpo, irrobustendone la costituzione, o secondavano attitudini mimetiche, nell'esercitare insieme finzione e verità. Così, sono spariti indovinelli che con la loro ingenua oscurità aguzzavano l'ingegno, do- navano sveltezza e sottigliezza al pensiero, lasciando trasparire rapporti a prima vista inediti, come a rivelare un lato nascosto delle cose. E tramontati sono anche i canti che si levavano dalla voce solitaria di un carrettiere nel corso del viaggio o da gruppi di donne e uomini impegnati nei lavori dei campi, specialmente durante la raccolta delle olive e del tabacco, e nelle giomate della vendemmia. Antonio Resta